Libertà di pensare e di pescare - Una storia di Michele Loiacono

Turismo di comunità

mar piccolo taranto

Ciro e Vincenzo sono due ragazzi di 17 e 19 anni che vivono in città vecchia a Taranto. Abitano dalle parti di via Cava, hanno frequentato poco la scuola perché l’hanno vissuta come una prigione.

La scuola media della città vecchia sembra poco adatta a rilanciare la sfida che arriva da un territorio molto complesso. Una scuola che non sa ascoltare i sogni e bisogni dei giovanissimi, che prova ad insegnare delle nozioni senza facilitare losviluppo di pensieri e riflessioni. Una scuola che non aiuta a sognare.

Ciro e Vincenzo dopo aver terminato la scuola dell’obbligo passano le loro giornate per strada con gli amici o a mare. Il mare è il posto dove hanno lavorato i loro genitori. Nella loro vita ci sono già la barca, la pesca, il cuenzo, le cozze. Ciro e Vincenzo non parlano molto, è difficile capire i loro sogni, cosa desidererebbero fare se riuscissero a liberarsi della zavorra di un contesto a volte opprimente.

La domanda qual è il tuo sogno li mette a disagio e non solo per una difficoltà di espressione o comunicazione. I sogni vanno coltivati, alimentati. La loro scuola e le loro famiglie sono state capaci di favorire la creatività e la fantasia di questi ragazzi?

Ciro si è allontanato da Taranto solo due volte, una volta per vedere una partita della Juventus nel nuovo stadio di Torino. Il viaggio, la fuga, l’evasione. Queste parole iniziano ad illuminare i suoi occhi. La prospettiva di uscire per un periodo dalla noia del quotidiano lo rende felice, così come il pensiero di andar via per sempre. Ha la possibilità di partire, conoscere, provare e poi magari decidere di tornare e vivere qua?

L’approccio

L’approccio deve essere lento, ma non troppo. Con loro non ci può essere nessuna relazione se non c’è reciproca fiducia. Ai loro occhi noi siamo adulti e gli adultispesso sono un problema.

Come proporgli qualcosa senza dare l’impressione di volerli strumentalizzare, guidare, forzare?

Quale esperienza fare insieme che sia utile e divertente per tutti?

Come proporre l’inizio di un percorso comune che rispecchi anche i loro sogni e non solo quelli nostri?

L’indecisione 

Indecisione è saper aspettare i tempi naturali delle cose. I tempi possono essere lunghi. In alcuni casi, laboratori, progetti e workshop portano scadenze ed accelerazioni che smuovono drasticamente una situazione di calma apparente.

Fare è sbagliare. Sbagliare è imparare. Imparare è migliorare. E’ plausibile immaginare accelerazioni realizzate attraverso la costruzione di dispositivi ludici e relazionali, con poche e semplici regole del gioco. Le accelerazioni non nascono da fenomeni spontanei e naturali ma sono il frutto del pensiero e dell’azione di qualcuno.

Qualcuno si prende la responsabilità di iniziare un nuovo gioco. Il gioco è aperto e può cambiare radicalmente le sue regole per tornare ad essere indeciso. Il gioco deve essere necessariamente divertente ed onesto.

Il mio sogno

Non ho la possibilità di immaginare i sogni di Ciro e Vincenzo però posso provare a sviluppare un mio sogno. Probabilmente il mio sogno non coincide con il loro. Per me è abbastanza facile descriverlo.

Sono nato e cresciuto in una città con due mari ma le mie origini mi hanno portato lontano dal mare e dall’acqua. Sono cresciuto in una cultura operaia che ha rimosso la città vecchia, il mare e la pesca. Il 900 nel mio immaginario è rappresentato da navi militari, petroliere, industrie, acciaio, ciminiere, fumi, paesaggi fantascientifici, potenza, illusione, fallimento, dolore.

Oggi mi manca qualcosa, sento una lacuna, un fallimento. Il mare lo vivo solo come luogo dell’ozio estivo.

Non sono mai stato su una barca con dei pescatori. Io invidio ai pescatori la loro capacità di stare per ore lontani dalla terra, la loro capacità di conoscere i venti, le correnti. Invidio il loro tempo sospeso e la loro libertà di pensare e pescare.

La tradizione e la memoria

Nella città di Taranto sono ancora presenti, prevalentemente nella zona di porta Napoli, dei cantieri navali dove lavorano alcuni maestri d’ascia. Il mestiere di maestro d’ascia sta lentamente scomparendo ed insieme ad esso importanti pratiche artigianali. Insieme ai maestri perdiamo le tecniche costruttive che probabilmente nei secoli sono state applicate, non solo nella nautica, ma anche nelle architetture dei soffitti lignei di antichi palazzi o nel design.

La crisi di questi mestieri si può facilmente individuare nella realtà economica dei nostri tempi dove una manodopera competitiva e l’utilizzo di nuovi materiali ne hanno fatto perdere progressivamente il senso.

Possiamo provare ad immaginare insieme ai più giovani un nuovo senso per queste tecniche e mestieri?

Possiamo provare ad avere un approccio contemporaneo verso la tradizione?

Riusciamo a convincerci che la tradizione è fare le cose nel nostro tempo, seguendo le esigenze del mondo in cui viviamo e conformi alla cultura della nostra epoca?

Il luogo dove tutto questo può avvenire è la vecchia bottega ripensata in chiave contemporanea come luogo aperto, dove provare, scambiare e acquisire fiducia.

La partenza

Come partire in un viaggio fatto di dubbi e che sarà indeciso?

Parto dal mio sogno e provo a raccontarlo in un modo semplice. Voglio condividere con questi ragazzi le mie lacune e il mio desiderio di colmarle. Voglio utilizzare questo gioco da fare un’esperienza insieme per imparare in un modo divertente. Partiamo per unviaggio, per ora solo con i pensieri.

Domani possiamo organizzare un viaggio vero, da fare in treno, auto, nave o aereo, per andare a vedere alcuni posti e conoscere nuove storie. Storie di mare. Storie di fiumi e laghi. Storie di vascelli, zattere, canoe, feste, tradizioni,colori, suoni, emozioni. Storie utili alla costruzione di un immaginario nuovo, estremamente contemporaneo e non più rimandabile.

Suggestioni

Nel Nord-Europa ci sono diverse esperienze di strutture galleggianti leggere, ecologiche, realizzate con elementi naturali locali con un forte potenziale estetico. Questi elementi definiscono spazi e luoghi dello stare sull’acqua che caratterizzano nuovi paesaggi e scenari.

Un punto di partenza può essere mettersi sulle tracce di queste esperienze, farsi guidare dall’istinto per individuare quella che sembra maggiormente raccontare felicità, follia, magia e tecnica.

Da qui può iniziare un viaggio  in cui perdersi, riflettere ed emozionarsi.